giovedì 9 novembre 2006

L'America che amo

NewEngland2005 335Impossibile non riportare gli articoli di fondo dei due "americanisti" che seguo con più attenzione (se esiste la specialità giornalistica di vaticanista esisterà pure questa, no?)  che commentano le elezioni di medio termine svoltesi negli Stati Uniti lo scorso 7 novembre 2006.

Vittorio Zucconi su Repubblica ha scritto "Il Rodeo di George W. Bush La frustrazione dello sconfitto", mentre Beppe Servergnini sul Corriere ha scritto "Vittoria tra Iraq e lo slalom degli scandali".

 La sconfitta elettorale dei Repubblicani non poteva essere più completa in un paese da sempre bipolare, dove quindi le "rivoluzioni" si registrano con minime oscillazioni percentuali.

All'indomani della rielezione di Bush mi ero sentito particolarmente sconfortato, incredulo di fronte all'apparente cecità dell'elettorato americano. Ero indeciso se accantonare l'idea di visitare i luoghi dove questa magnifica nazione è nata, poi l'amore incondizionato per gli States ha avuto il sopravvento e siamo partiti comunque.

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Oggi qualcosa è cambiato, la teoria della "Guerra preventiva" è stata demolita definitivamente, le conseguenze dell'unilatelismo sono state pagate a caro prezzo dai NeoConservatori che attorniano Bush. Il mondo è complesso, da un lato ama tutto ciò che di positivo gli Stati Uniti rappresentano e dall'altro ne teme gli atteggiamenti estremi.

Il mio "mal d'America" si è ovviamente fatto sentire e la mente ha iniziano a correre sulle grandi praterie del cuore dell'America, probabile meta del nostro prossimo viaggio e regione che, come scrive Severgnini,  in queste elezioni ha finalmente recepito il messaggio che le coste Atlantica e Pacifica avevano già colto.

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